La Voce Repubblicana

Bersani-Visco, una fretta eccessiva e immotivata

da La Voce Repubblicana (22 agosto 2006)  

Perché un decreto legge?/Ci sono molti dubbi costituzionali sull’urgenza di questa misura

Il governo ha posto la fiducia sul decreto Bersani – Visco, con la giustificazione del Presidente Prodi che “dovremo pure andare in vacanza”. Costituzione vuole, infatti, che i provvedimenti del governo con forza di legge debbano essere convertiti in legge dalle Camere entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione, pena la perdita della loro efficacia sin dall’inizio. L’affannosa corsa parlamentare sotto un torrido caldo agostano si è resa così necessaria per non vanificare il parto legislativo della coppia Bersani – Visco. Al di là dei dubbi sul ricorso, ormai quotidiano, al voto di fiducia, che la dice lunga sullo stato di salute di questo governo e della maggioranza che lo sorregge, non ci sembra che sia stata sollevata da nessuna parte politica con la necessaria fermezza una questione di non secondaria importanza, quale è quella della legittimità costituzionale del provvedimento.

I proponenti e i sostenitori del decreto appartengono alla fitta schiera di coloro che, anche nella recente tornata referendaria, hanno difeso a spada tratta la Carta Costituzionale, la cui intangibilità sarebbe garanzia della libertà e della democrazia del nostro paese. Ebbene, proprio la Costituzione in vigore nell’art.76 prescrive che il governo possa fare ricorso al decreto – legge soltanto in “casi straordinari di necessità e di urgenza”. Poiché è di tutta evidenza, che nessuna delle disposizioni contenute nel decreto – legge Bersani – Visco, ha carattere di urgenza e tantomeno di necessità, il provvedimento è palesemente viziato di illegittimità costituzionale.

E’ perciò alquanto strano che nessuno dei numerosissimi costituzionalisti che quotidianamente ci affliggono dalle colonne dei più autorevoli giornali abbia avuto nulla da dire al riguardo. Come è strano il silenzio di chi si è sbracciato tanto nei mesi scorsi sulle piazze e sui media a difesa della Costituzione. Ci chiediamo come mai il presidente emerito Scalfaro, icona vivente della Costituente e ardimentoso presidente del comitato per il no alle riforme, non abbia trovato un attimo del suo prezioso tempo per far sentire la sua vibrata indignazione contro la lacerazione di una norma costituzionale; e ci chiediamo anche come mai l’attuale presidente della Repubblica così presente e così attento alle vicende quotidiane della vita politica, pur esprimendo “rammarico” per il ricorso al voto di fiducia, non abbia eccepito nulla sulla legittimità costituzionale del provvedimento.

E’ per tutti normale una violazione della Costituzione? Si obietterà che nella storia repubblicana il ricorso al decreto legge è stato frequente anche quando l’urgenza era opinabile e si sosterrà che il governo non ha altri strumenti per intervenire con efficacia sul piano legislativo. Bene, a coloro che ragionano in questi termini vorremmo fare tre obiezioni. La prima, giuridicamente più rilevante, che il decreto in oggetto non ha, a prova di smentita, i requisiti richiesti dalla costituzione dell’urgenza e della necessità. Sfidiamo chiunque a dimostrare l’urgenza e la necessità della vendita dell’aspirina nei supermercati e della possibilità per i comuni di aumentare le licenze dei taxi (pannicelli caldi contrabbandati per liberalizzazioni). La seconda, che il governo presieduto da Berlusconi e che ha avuto una vita lunga quanto l’intera legislatura, non ha mai fatto ricorso, a nostra memoria, all’uso del decreto – legge, a dimostrazione che, forse, si può governare anche senza. La terza, che la motivazione che la Costituzione non prevede strumenti legislativi all’esecutivo, non ne autorizza ipocritamente la sua violazione, ma dovrebbe indurre proprio i suoi strenui difensori a considerare che a oltre sessant’anni dalla fine della guerra civile, cancellate quelle paure di avventure totalitarie che incombevano sui padri costituenti e che hanno segnato la nascita della Costituzione, sarebbe il caso di rimetterci mano, garantendo efficienza e funzionalità al Governo e a chi lo guida, e, visto che ci siamo, soprattutto demolendo quelle sovrastrutture ideologiche che attraversano il testo costituzionale come reperti archeologici di un passato che non può essere il nostro futuro.

Fonte: http://www.pri.it/Agosto%202006/TartagliaBersaniVisco.htm

 

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