La Voce Repubblicana

Classe dirigente incapace di favorire lo sviluppo

da La Voce Repubblicana (27 dicembre 2007)  

E la Spagna superò l’Italia/Le riforme messe in atto dagli altri Paesi funzionano

Il sorpasso della Spagna sull’Italia nel reddito pro-capite, già preannunciato per il 2010, ma anticipato a sorpresa di un biennio, condito dai commenti ironici di Zapatero, è stato un colpo allo stomaco che ha duramente segnato i massimi responsabili della nostra politica nazionale, tanto da indurre il capo dello Stato ad ammonire che senza riforme l’Italia rischia. Alcuni commentatori hanno, però, voluto leggere il richiamo di Napolitano come un invito ad accelerare il cammino del confronto sulla riforma della legge elettorale. Se così fosse, sarebbe francamente ben poca cosa.

E’ un fatto indiscutibile che il lavoro delle Camere sia paralizzato da un risultato elettorale che ha assicurato alla maggioranza un margine così esiguo da non consentirle di governare. Ma è colpa del sistema elettorale?

Bisogna essere chiari. Qualunque fosse il meccanismo elettorale che si dovesse scegliere, non si riuscirebbe mai a garantire alla parte che vince una granitica maggioranza. Né col sistema tedesco, né con quello francese, né con quello spagnolo. Tanto è vero che proprio il risultato delle ultime elezioni tedesche, dove vige lo sbarramento del 5%, ha dato un esito di quasi parità, tanto da indurre i socialdemocratici tedeschi a recidere il legame con la sinistra e a dare vita alla grande coalizione con i democristiani, che erano stati i loro antagonisti nella campagna elettorale. Se la stessa strada si fosse seguita in Italia, dove l’esito elettorale non è stato difforme da quello tedesco, probabilmente non staremmo ora nella disastrosa situazione in cui siamo e non staremmo a discutere ancora di riforma della legge elettorale.

Peraltro, a chi propende per sistemi maggioritari puri, all’inglese o all’americana, facciamo notare che anche quei sistemi possono assicurare maggioranze risicate e che governare con maggioranze risicate è possibile, non per intrinseca virtù dei sistemi elettorali, ma soltanto perchè lo rende possibile la costituzione di quei paesi. Ergo, ancora una volta, si dimostra che se c’è, come c’è, un problema di governabilità, la responsabilità è principalmente nel nostro inadeguato sistema costituzionale.

Detto questo, e per ritornare al monito del presidente della Repubblica, l’Italia ha senza alcun dubbio urgente bisogno di riforme. Ma quali? Paolo Savona in un recente articolo sul “Messaggero”, pubblicato alla vigilia delle festività natalizie, ha sottolineato come, in Europa, i paesi che hanno attuato riforme godano di un tasso di crescita superiore a quello italiano. L’Inghilterra ha largamente liberalizzato la sua economia, la Francia con la sua politica delle centrali nucleari è riuscita a mantenere basso il costo energetico sostenendo in questo modo il suo sistema economico, la Spagna ha investito negli ultimi anni in grandi opere infrastrutturali, l’Irlanda ha garantito il suo sviluppo con la riduzione della pressione fiscale.

Anche alla luce di queste esperienze, imboccare la via delle riforme sembra oramai una scelta ineludibile, ma il problema, come sottolinea Savona, è che “i gruppi dirigenti del Paese non si sono ancora messi d’accordo sui contenuti dell’idea di riforma”. Questo è il punto. Quali riforme possono assicurare lo sviluppo del Paese? La controriforma sul welfare voluta dai sindacati e sottoscritta dal governo Prodi può assicurare lo sviluppo? La risposta non può essere che un no reciso.

Allora, se le riforme necessarie a mettere in moto un meccanismo virtuoso di sviluppo sono il ritorno senza esitazioni al nucleare, un abbattimento significativo della pressione fiscale, la difesa della flessibilità del mercato del lavoro, una decisa politica infrastrutturale, come lo stesso Savona sembra suggerire, occorre prendere atto che questo governo e questa maggioranza, così inquinata di vetero – ideologismo assistenzialistico, non sono assolutamente in grado di realizzarle nemmeno in minima parte. Ne consegue che, se si vuol imboccare la via dello sviluppo, la prima cosa da fare è liberarsi senza troppe esitazioni e senza ulteriori indugi di questo governo. In caso contrario, aspettiamoci di essere sorpassati a breve anche dalla Grecia e dal Portogallo.

Fonte: http://www.pri.it/27%20Dicembre%202007/TratagliaSpagnaSupItalia.htm

 

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