È sempre molto azzardato trarre conclusioni generali dai risultati elettorali amministrativi, soprattutto quando riguardano una parte parziale dell’elettorato nazionale. Ciò premesso e con le dovute cautele forse qualche indicazione dal voto del 5 giugno è possibile trarla. Non vi è alcun dubbio che i risultati di Roma, Torino, Milano, Napoli siano risultati disomogenei, ma alcune linee di tendenza si possono, ciò nonostante, cogliere.
Il primo dato che appare alquanto omogeneo, da nord a sud e anche nelle tradizionali zone “rosse” della Romagna, è che il Partito Democratico di Renzi si muove ormai con affanno e regge con difficoltà le posizioni di partenza. Un segnale da non trascurare.
La seconda considerazione riguarda il centro-destra, dove la vittoria di Salvini su Berlusconi sembrerebbe incontrovertibile. Il tramonto del Cavaliere appanna la linea moderata di un’area politica la cui leadership è ormai nelle mani della Lega: un centro-destra che si caratterizza sempre più come destra-centro e liquida la possibilità di creare un’area di centro, autonoma e distante dalla destra.
Un’ultima breve considerazione riguarda il Movimento 5 Stelle che ha raccolto risultati modesti in quasi tutta Italia, ma che si colloca al primo posto nella Capitale, dove lo scontro al secondo turno sarà proprio tra 5 Stelle e PD Renzi. Il ballottaggio del 19 giugno a Roma acquista, perciò, un significato emblematico e travalica i confini della Capitale prefigurando un possibile futuro scenario nazionale.
Sul referendum costituzionale di ottobre Matteo Renzi ha calato la spada di Brenno. Ne ha fatto una questione di fiducia sulla sua persona, lo ha trasformato in un plebiscito e lo ha strettamente legato alla legge elettorale, quell’Italicum asso piglia tutto che dovrebbe garantirgli, seppure in minoranza, la maggioranza del Parlamento e la guida incontrastata del Paese.
Secondo tutte le previsioni se l’Italicum non dovesse essere modificato il secondo turno dello scontro elettorale per l’elezione del nuovo Parlamento vedrà contrapposti Renzi con il suo PD e il candidato del Movimento 5 Stelle.
Se così dovesse essere, il confronto elettorale del secondo turno per le amministrative di Roma, il prossimo 19 giugno, potrebbe essere la prova generale del futuro scontro nazionale. Una prospettiva interessante. Virginia Raggi parte notevolmente avvantaggiata, tuttavia, se da destra a sinistra si coalizzassero su Giachetti, potrebbe ineluttabilmente uscirne sconfitta.
Ma, i voti della Raggi resteranno limitati all’arco dell’elettorato di 5 Stelle? In molti, a destra e a sinistra, soprattutto a sinistra, potrebbero essere indotti a votare per la candidata dei 5 Stelle sulla base di un ragionamento che ha indubbiamente una sua validità.
Se, infatti, Virginia Raggi vincesse definitivamente al secondo turno contro il candidato del PD, Renzi non sarebbe più tanto sicuro di vincere le prossime elezioni politiche. Questa potrebbe essere perciò l’occasione per indurlo a rivedere la legge elettorale. In altri termini la modifica dell’ Italicum potrebbe essere legata alla vittoria della Raggi.